Trading Sportivo e Perdite di Tempo?

Originariamente avrei voluto intitolare questo articolo “Trading sportivo e che due coglioni dover aspettare decine di minuti, guardando 22 ebeti strapagati che inseguono un pallone, prima di entrare in un trade … e magari, alla fine, perderlo pure”.
Purtroppo quel titolo non si addiceva alla fine erudizione che contraddistingue questo blog. Però chiunque avrebbe capito all’istante l’argomento portante di codesta disquisizione.

trading-perdite-tempo-1024x683 Trading Sportivo e Perdite di Tempo?

Tutto nasce da una riflessione fatta sabato scorso, quando, dopo 90 minuti di attesa ancora non ero entrato in nessun mercato.
E sti cazzi direte voi! Ma soprattutto, quelli più attenti: “il vero trader deve attendere il momento buono. Deve saper riconoscere le occasioni e non andare in over trading.” … e via dicendo con tutte quelle bellissime frasi da Bacio Perugina. Ma se anche voi, come me, vivete nel mondo reale, allora avrete una finestra di tempo limitato nel quale fare trading e presumibilmente gradireste sfruttarla al meglio.
Se la risposta è si potete proseguire. Altrimenti ci si vede al prossimo articolo.

Perdite di Tempo e “Scazzamento”

Tutto questo ragionamento nasce dal paragone, forse (e probabilmente) sbagliatissimo, con il poker. Purtroppo ho iniziato seriamente a dedicarmi anche a questo giochino e la sua natura, diciamo, dinamica mi sta facendo spazientire non poco quando devo sedermi al pc per tradare qualche match di calcio.
Quando si grinda poker ci si mette al computer, si apre la poker room e si inizia a giocare. Ovviamente non si ha la certezza matematica che dopo 2 ore avremo guadagnato soldi, però si ha la certezza assoluta di “aver fatto qualcosa”.
Al contrario, nel trading, potrebbe capitare che ci si metta al computer (magari una sera di metà settimana) e per 120 minuti si stia lì fermi senza aprire la benché minima operazione. Quindi, senza aver fatto niente … più o meno.
E qui, belli miei, il discorso del meno è meglio decade fragorosamente. Perchè? Semplice, perchè se fate poche operazioni la vostra “edge” sul mercato impiegherà molto più tempo per realizzarsi.

Sto scrivendo in aramaico? Ok, parliamo un attimo di “edge”.

EDGE: sul field o sul mercato

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No … non lui!

Detta alla “pane e salame” l’edge è il vantaggio che noi abbiamo sugli altri, sul mercato (come collettività) o sul bookmar di riferimento.

Facendo un pochino più i fighi, questo implica che se noi riuscissimo a calcolare in modo preciso questo nostro vantaggio sugli altri e per lo scopo di questo esempio diciamo che si attesta sul 5%. Che, tra l’altro è un’ottima edge se siamo dei trader sportivi. Ma dicevo, ipotizzando di avere un sistema di trading che ci fa entrare a quota di 2,00 (per questo momento lasciamo da parte le commissioni e semplifichiamoci la vita) e da li abbiamo solo due esiti possibili: che il trade vinca o che perda. Ora se non avessimo alcuna edge sul mercato, ma semplicemente andassimo a puntare in modo casuale a quote di 2,00 (su quote reali e senza commissioni) nel lungo periodo il nostro atteso sarà di zero (0,00). Ovvero, break even.

Ma se noi abbiamo un edge del 5% sul mercato, puntando alle stesse quote ma seguendo un sistema di selezione ben preciso allora nel lungo periodo il nostro atteso sarà del 5%. Ovvero, ci aspettiamo di guadagnare 0,05 € per ogni 1€ investito.

Attenzione però che il ritorno reale si avvicinerà all’atteso con maggior precisione più il campione sarà grande.

Questo vuol dire che su un campione di 1000 eventi sarà più probabile che il vostro vantaggio del 5% si realizzi (e che quindi vi faccia guadagnare soldi) che su un misero campione di sole 10 operazioni. E quindi il tutto si risolve in un semplice, ma verissimo assunto:

L'unico modo per capire se il mio vantaggio sul mercato è reale oppure è dettato solamente dalla fortuna è quello di avere un campione grande, più grande è meglio è.

Non ho Tempo da Perdere, Devo Raggiungere il mio Atteso

Torniamo al poker per un secondo. Una mano di poker, credo in modo abbastanza onesto, potrebbe essere paragonata ad un singolo trade. Infatti abbiamo due esiti possibili, vincere o perdere (okay, si può splittare il pot, ma per ora è irrilevante). Il risultato di una sola mano, però, non dice nulla sulle nostre abilità come giocatori di poker. E lo stesso vale nel trading (o nel betting). Il risultato del singolo trade non vale niente al fine di autoproclamarci trader vincenti o perdenti.
Il vero problema qui è che chi si avvicina allo studio, serio, del poker sa che anche 1000 mani non valgono una mazza ma per cominciare a fare un analisi seria del proprio gioco ne servono almeno 100 mila. Chi è che arriva a fare 100000 trade prima di valutare se la propria strategia è vincente o perdente!?

Ovviamente non sto dicendo di eseguire 100k trade per verificare le vostre abilità, spero si capisca il contesto, però vorrei far passare il concetto, fondamentale, che io ho bisogno di un numero davvero elevato di operazioni prima di poter essere certo delle mie capacità da trader. Non bastano 10 operazioni vinte di culo e anche fare profitto dopo 100 trade può essere un abbaglio causato dalla mera fortuna.

Ma qui non si parla di sample size, quanto piuttosto di tempo. Torniamo in carreggiata.

Rapporto Tempo/Rendimento

Se ciò di cui ho bisogno per capire se io sono un trader con gli attributi e, in ultimo luogo, poter guadagnare con questa roba qui è eseguire un numero elevato di operazioni in modo da confermare o smentire la mia metodologia e le mie capacità. Purtroppo però, bisogna tenere presente che per eseguire tanti trade (operazioni, scommesse o quello che volete voi) è necessario tanto tempo.

Diciamo che io ho bisogno di 1000 eventi (numero totalmente a caso – ma assolutamente plausibile) per poter affermare con estrema certezza che la mia metodologia funziona. Eseguendo un operazione al giorno, tutti i giorni mi serviranno quasi 3 anni per raggiungere il mio target. Ovviamente con due operazioni al giorno il tempo si dimezza ma mi serviranno comunque quasi 17 mesi per concludere questo test.

Sfortunatamente, però, noi in quanto trader non possiamo decidere quante operazioni piazzare al giorno. Piuttosto dobbiamo adeguarci alle occasioni che il mercato offre. Approssimiamo dunque e diciamo che noi si riesca a eseguire 2 operazioni in media al giorno e che lavoriamo 5 giorni a settimana per 50 settimane all’anno. Vorremmo pure fermarci qualche giorno per le vacanze, no!?

Sono 500 operazioni all’anno, e dunque impiegheremo ben 2 anni solo per capire se abbiamo una strategia che funziona. Vero, magari nel frattempo abbiamo pure guadagnato. Ma se avessimo perso soldi invece? Saremmo arrivati comunque a eseguire 1000 operazioni? E se alla fine, anche perdendo soldi, avessimo scoperto che la nostra strategia sarebbe comunque a esito positivo e siamo solo stati sfigati a perdere soldi per 2 anni di fila?

Demoralizzante, nevvero!?

Fare Volume nel Trading

E arriviamo al punto su cui volevo focalizzarmi. Ovvero, quanto sia difficile creare un discreto volume di operazioni nel trading e nel betting.

Quando mi lamento per le perdite di tempo intendo proprio questo. La difficoltà oggettiva nel raggiungere un volume ottimale, per poter valutare le proprie capacità e allo stesso tempo essere selettivi nel scegliere le proprie operazioni.
Ahimè, credo che l’essere selettivi sia un imperativo. Pescare a caso nel mucchio di sicuro non può funzionare. Allo stesso tempo, però, anche avere una metodologia a esito positivo che però ci permette di operare su un solo evento alla settimana è in egual misura sconveniente. Perché si, stiamo pur facendo la cosa giusta, ma il tempo necessario perché la nostra edge si realizzi è eccessivamente e stupidamente elevato.

Ah, per dovere di cronaca, per motivi che dovrebbero risultare abbastanza ovvi ormai (ma che se volete potremmo approfondire), più il nostro win rate implicito (leggi: quota) è alto più il campione necessario perché si vedano i frutti della nostra edge dovrà essere grande. Allo stesso modo, più la nostra edge è bassa, in percentuale, più avremo bisogno di un campione sostanzioso.

Va da se, dunque, che trovare quella strategia che sia il giusto compromesso tra numero di trade possibili e valore atteso è di fondamentale importanza. Non basta dunque “vincere” tanto ma bisogna pure esporsi spesso nel mercato.

Conclusione

Arriviamo così alla fine di questa palla colossale e senza aver veramente portato nessuna soluzione a niente. Piuttosto abbiamo riflettuto su un problema di cui nessuno parla e che molti, anche i sedicenti guru del settore, prendono sotto braccio.

Quando per lavoro si ha a che fare con la casualità è fin troppo semplice lasciarsi trasportare dai risultati del breve periodo e non valutare l’effettiva bontà del campione di eventi che si ha a disposizione. E ovviamente, per un campione sostanzioso ci vuole tempo. Tempo per raccoglierlo, tempo per analizzarlo. Ma soprattutto tempo per escogitare un metodo, sostenibile nei mesi, che faccia si che il nostro vantaggio sul mercato sia reale e robusto.

Grazie a chi è arrivato fin qui. Alla prossima.

Buon Trading a Tutti!