Qualche giorno fa ho letto questo libro, che alla fine si è rivelato davvero sorprendente: “What I learned losing a million dollars” e stavo per scrivere di getto un post. In realtà, però, ho preferito aspettare un attimo e riflettere su quanto letto e cercare di interiorizzarne i concetti. Non so se ci sia effettivamente riuscito, ma proverò ad esporveli ugualmente.
Attenzione che questa non è una recensione, o meglio, partirò dal concetto chiave del libro per divagare (come amo fare) e illustrare i miei (umili) pensieri.

Il Libro
“What I learned losing a million dollars” di Jim Paul e Brendan Moynihan è disponibile solo in lingua inglese (o almeno io non l’ho trovato in italiano). Vi assicuro comunque che è perfettamente comprensibile e l’inglese usato è molto “terra-terra”. Io ho compreso tutto (o quasi) senza troppi problemi … perciò doveva essere davvero semplice!
Il libro parla, inizialmente, della storia di J.Paul e le sue avventure/disavventure nei mercati delle commodities. Nella seconda parte, invece, gli autori ci illustrano il concetto di perdite e come saperle gestire sarebbe la vera chiave per migliorare nel mondo del trading.
Il Concetto Chiave
Il libro gira intorno al concetto che per guadagnare soldi nei mercati (qui si parla di borsa, ma è lo stesso nell’exchange di Betfair) esiste un fottilione di modi. Ci sono quelli che fanno scalping, quelli che lo scalping è una follia e fanno trading di posizione. Poi ci sono quelli degli over, degli under e dei risultati esatti. Ci sono quelli che eseguono mille mila operazione e coperture e quelli che rimangono in attesa, sornioni aspettando un dato evento per entrare in gioco. Si può guadagnare poco, ma spesso oppure guadagnare tanto ma più raramente. Insomma, chiedete a 100 trader professionisti che strategie usano (ammesso che vogliano dirvelo) e probabilmente riceverete 100 risposte diverse.
Sembrerebbe quindi che per guadagnare vada bene tutto o quasi. O meglio, i modi per guadagnare possono essere davvero tanti.
La vera differenza, secondo gli autori, sta nel gestire le perdite. Infatti, sembrerebbe che, benché ci siano una miriade di metodi per portare profitto nelle nostre tasche, i meccanismi per evitare che questi profitti se ne volino via sono relativamente pochi. Anzi pochissimi. Solo uno per la precisione.
Un Solo Modo per NON Perdere
Provate a pensarci, quante strategie conoscete?
Ve ne elenco alcune in caso foste carenti di memoria: lay the draw, split over, under con uscita a scaglioni, scalping sul mercato “entrambe le squadre segnano”, short trade, punta la favorita, banca la sfavorita … e si potrebbe proseguire per almeno un foglio protocollo (di quelli che usavate per fare i temi alle elementari).
Ma quanti modi conoscete per non perdere denaro?
Io solo uno. Usare uno stop loss.
Potrebbe essercene un secondo, ovvero non entrare proprio nel trade. Che equivale ad uno stop loss all’ennesima potenza. Però dai, non è divertente così! 😉

ATTENZIONE: lo scrivo una volta, e una soltanto, quindi non fate quelli che si distraggono proprio sul più bello! Ovviamente, e non mi stancherò mai di ripeterlo, si parla di come gestire le perdite. Quindi il “non perdere” è chiaramente un estremizzazione del concetto che NON significa assolutamente che si possa non perdere alcun trade. Di operazioni chiuse in perdita ne avrete, e anche molte. Qui si parla invece di come non trasformare quelle perdite in buchi neri che inghiottono tutto il vostro conto-trading.
Quando e Quanto Non Perdere
Dal mio punto di vista qui entriamo in un territorio spinoso. Tutti ci propinano sempre le solite citazioni, fritte e rifritte, del tipo “lascia correre i guadagni e taglia le perdite“.
Però dai, il “lasciare correre i guadagni” è un minimo quantificabile, no!? Cioè se vediamo dei numerelli in verde sappiamo che stiamo guadagnando e quindi si capisce facile che ci conviene rimanere nel trade in modo che il numerello diventi un numerone (nel caso la nostra tipologia di trading lo consenta). E comunque, tutti più o meno sappiamo quantificare quanto vogliamo guadagnare da una determinata operazione, vero!?
Più difficile e molto più astratto è invece il concetto di “tagliare le perdite“. Quando dovrei tagliare una perdita? In che momento del match o a che valore numerico farlo? E se chiudo in perdite ma poi il trade si “ribalta” e il mercato si muove dalla mia parte?
Queste sono “regolazioni” che dovrebbero … anzi no: devono essere intrinseche alla strategia. Ovvero, ogni strategia per essere quanto meno decente deve avere un momento chiaro, preciso e comprensibile dove noi, in modo diligente, andiamo a levare i nostri soldi dal mercato e così facendo ci pariamo il culo da perdite stupidamente grandi.
La Mia Opinione (potete saltare il paragrafo se volete)
Nel mio “viaggio” da 0 a trader (che non si concluderà probabilmente mai) ho letto, ascoltato e studiato un fantastiliardo di strategie. Un po’ me ne pento ora, ma agli inizi ero stupidamente abbagliato dai molteplici modi per guadagnare con il trading sportivo (è così anche per voi?).
Ora però me ne pento perché è stato tempo perso. Tempo perso a studiare la “cosa sbagliata“.
Credo però, che in questo “tranello” ci siano cascati molti (non sono stato l’unico fesso almeno hahaha).
Se ci pensate, vende molto meglio un metodo che vi insegni come guadagnare che uno che vi insegni come perdere. Così come funziona meglio (a livello di marketing) una strategia che vi metta subito nelle tasche pochi spiccioli (e lo faccia spesso) ma che poi magari alla lunga non si rivela nemmeno sostenibile (vedi qui).
Quando invece si parla di controllare le perdite, di mindset o di gestione del portafoglio l’utente si stanca alla svelta e salta l’argomento a piè pari perché tanto:
“io sono disciplinato, di sicuro non sono tanto stupido da rimanere in un trade perdente!”
oppure:
“sul .it faccio delle prove, quando poi trovo la strategia giusta mi sposto sul .com che li c’è la liquidità giusta per stampare soldi!”
Ma poi irrimediabilmente tutti sempre e irrimediabilmente con i conti in “rosso”. A cercare il nuovo metodo/strategia e la storia si ripete. Cercando inesorabilmente il modo matematico per vincere e un sistema “zero risk” (che inglese fa più figo) per diventare i Warren Buffet del trading sportivo.
Alla fine penso sia difficile per l’utente medio, che viene da un lavoro dipendente dove qualsiasi cosa faccia, il 10 del mese la busta paga la riceve ugualmente. Per me è stato difficile e a tratti ancora lo è. La prima cosa da piantarsi nella testa però, e da ripetere a mo’ di mantra è che:
Il rischio zero non esiste. Semplice utopia. Se volete vivere di trading il rischio va accettato, gestito e approcciato in modo intelligente. Può essere diminuito e di sicura va contenuto. Ma annullarlo del tutto è impossibile.
Uno stop loss per non perdere
Dunque cosa fare.
Se assumiamo che il rischio esiste sempre e va gestito allora entrare in una posizione (aprire un trade) senza sapere prima quanto andremo a perdere è pura follia. Puntare 10€ sull’ over 2.5 e poi vedere cosa succede si chiama scommettere e di sicuro non è il modo migliore per approcciare un business quale dovrebbe essere il trading sportivo.
Sembra banale, ma un semplice second half lay the draw (banca pareggio nel secondo tempo) porta con se uno stop loss intrinseco. Cioè noi decidiamo prima con quanti soldi entrare nel mercato e sappiamo già che se non ci fosse alcun goal rimaniamo esposti fino al fischio finale. Questo è uno stop loss.
Approcciare lo stesso trade entrando ad una quota sbagliata (troppo alta), rischiando più soldi di quanti il nostro Money Management ci consente (ammesso di averne uno) perché tanto un goal lo fanno sicuro, ma poi trovarsi con un loss molto più grande vuol dire giocare d’azzardo!
Finale (per tutti)
Tirando le somme, che poi tanto somme non sono, ma piuttosto è un processo di ricerca e miglioramento che con tutta probabilità continua per l’intera vita di un trader, si può dire che la vera chiave* del successo sta nel capire i meccanismi per cui una perdita arrivi. Studiarne l’aspetto psicologico e imparare a gestirlo. Imparare, ma farlo davvero, come e quando una perdita vada “tagliata”. E poi, una volta imparato come contenere la perdita, continuare ad applicare la stessa formula allo sfinimento.
Alla fine siamo tutti qui per imparare, io per primo, però non sappiamo davvero cosa sia utile studiare. Il nostro istinto (prima) e la nostra intelligenza (poi) dovrebbero guidarci in questo percorso. Ma pensare che un ragazzino sponsorizzato da Betfair vi spieghi come fare i soldi in una serie di video disponibili sulla piattaforma stessa è pura follia!
(ogni riferimento a fatti, cose o persone è puramente casuale … 😀 )
Buon trading!
*Ammesso e non concesso che si possa parlare di “chiave”. Non intendendo infatti che possa esistere una formula magica per il successo. Uno switch On/Off che una volta attivato vi trasformi in semi-dei del trading. Piuttosto va intesa come una “chiave” di lettura per capire il significato di quel “libro” che è il mondo del trading.