
Sto sviluppando una strategia con un amico/collega aspirante trader. La selezione delle partite per questa strategia avviene su diversi parametri, uno dei quali sono le quote all’intervallo. La nostra impressione, dopo aver raccolto più di 1000 eventi, era che per un determinato range di quote il win rate fosse molto più basso rispetto a tutto il resto del campione. Se così fosse stato sarebbe stata una “grossa scoperta” per la nostra strategia. Così, di primo acchito, si era tutti e due abbastanza (moderatamente!) esaltati.
Il problema di questo è che era una semplice supposizione. Basata sulle nostre impressioni e non su fatti reali. Così ho deciso di analizzare questo dato.
Sorpresa, sorpresa! Ho diviso il database in 4 diversi range di quota e il suddetto, quello che pensavamo avere un win rate pessimo, si è rivelato essere il secondo migliore. Anche se noi “pensavamo” esattamente il contrario, i dati ci hanno smentito.
Perchè vi ho raccontato questo breve episodio?
Per ribadire il concetto che le impressioni, i nostri pensieri, i sentimento non sono mai reali ma sono sempre e comunque soggetti a dei bias*. Perciò non dovreste mai basare le vostre decisioni di trading su qualcosa di non obbiettivo. Così come quando sento affermazioni tipo: “Ma si, tanto il Manchester City un goal in casa lo fa sicuro!”, oppure “l’Inter un goal lo prende sicuro” rabbrividisco. Questi non sono dati di fatto. Ma semplici chiacchiere da bar.
Quando trado voglio essere supportato dai dati. Ma se voi preferite le chiacchiere fate pure. Però poi non lamentatevi quando il City in casa, quotato 1.09, pareggia con la penultima in classifica.

*Non amo gli inglesismi. Ma in questo caso penso non ci sia una traduzione abbastanza coerente in italiano del termine “bias”. Dire che i pensieri sono soggetti a “pregiudizi” non è altrettanto accurato come usare l’idioma inglese.